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Il culto della dea Mefite

E bello conoscere la storia le leggende dei luoghi che facciamo visita. Il culto della dea Mefite nacque e si sviluppò nella valle d’ Ansanto, località situata nel cuore della verde Irpinia. Questo posto divenne famoso per l’emanazione di gas sprigionati dal calore della terra e per il santuario italico dedicato alla dea Mefite, divinità benigna e protettrice, simbolo di fertilità in una prima fase iniziale. Qui si recavano pellegrini a rendere omaggio con doni e sacrifici al sacro nume.Successivamente, il volto di Mefite cambiò e passò ad indicare un’entità malefica intorno alla quale sorsero leggende ancora vive nella tradizione popolare. Molte sono le testimonianze letterarie di noti autori che parlano di questo luogo dopo averlo visitato di persona o conosciuto per fama, basti pensare a Cicerone (secondo il quale il luogo in esame è sinonimo di morte e paragonato alle Spelonche di Plutonia), Virgilio ( mette in evidenza la sacralità del sito e colloca in questo preciso punto la discesa delle Erinni negli Inferi, descrivendolo dettagliatamente come un posto misterioso, situato tra i monti; una voragine spalancata da cui esala un fetore nocivo, mortale.), Seneca, Claudiano, Sant ’Agostino, Pontano, Plinio, Varrone, Dante ed altri ancora.In tutti è comunque presente il concetto di morte connesso alla Mefite, tanto che la divinità qui insediata non chiedeva che le sue vittime fossero uccise nella maniera comune dei riti sacrificali, ma preferiva venissero soffocate dai forti pestiferi effluvi.

Nella concezione cristiana la “Mefite” passò ad indicare l’Inferno e le esalazioni gassose divennero espressione del diavolo. Quindi questa nuova concezione della dea malefica ed ostile soppiantò la vecchia credenza che aveva riconosciuto in Mefite la prosperità. Il culto di Mefite durò circa mille anni, dal VI sec. A.C. al IV sec.A.C., fino a quando nell’Ansanto arrivò S. Felice da Nola con l’intento di evangelizzarlo; così il tempio della dea pagana fu distrutto per essere sostituito da una chiesetta dedicata a Santa Felicita e i suoi sette figli martiri.
Santa Felicita e i sette figli martiri
La santa martire romana prese il posto della dea Mefite ed i confini di sacro e profano si persero fondendosi nella sacralità del luogo dove i fedeli non tralasciavano tuttavia di rendere omaggio alla dea dell’Averno, gettando nel lago in ebollizione un sassolino durante il passaggio e gridando la tipica frase : “Alza Caronte!”.

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